Neanche una ventina di giorni e già un altro post, vi sto decisamente viziando, oggi dieci minuti mi sono cagato il blog dai sempre meglio di niente. E vai con la memetica, iniziamo con i Red Devils che schierano la formazione prima di tenersi gli esuberi in rosa e poi non poterla schierare, una mossa che ha permesso la fuga dal fanalinismo:
e per secondo: il fanalino ci ricorda quanto la fortuna lo aiuti nella discesa:
La dura terra sul fondo della classifica ci ricorda ancora una volta quanto la dea bendata sia solita voltare le spalle alla nostra squadra, l'umida puzza nauseabonda del posto riservato al fanalino riempie nuovamente le nostre narici, é buio qua in fondo, la religione ha perso significato diverse posizioni di classifica sopra e i dannati che abitano questo luogo sono schivi e perennemente in lotta per un tozzo di pane ammuffito; da bravo presidente non do a vedere il mio scoramento, sopratutto quest'anno che l'organico promette comunque bene, tengo il morale dei miei ragazzi alto, li raduno intorno ad un fuoco amico, metto una coperta sulle spalle di Hamsik, curo le ferite di Legrottaglie ed asciugo le lacrime di Abbiati :"Perché non mi ha lasciato andare quando mi aveva tagliato per sbaglio presidente?" mi chiede. "Perché sei uno dei nostri e noi siamo una squadra non un gruppo di individui" gli rispondo, la tagliente luce del fuoco si riflette nei suoi occhi, forse sta tornando la speranza anche in lui.
Alle nostre spalle si staglia tra l'ombra e i lampi del falò lo stendardo Oro-Magenta della squadra, la notte si fa sempre più fredda e tutti si accentrano un po a cercare ristoro per le loro ossa stanche che mai si sono arrese sul campo, un vero leader, nel traghettare la propria squadra, deve infondere in loro uno spirito di corpo tale da renderli tutti fratelli di sangue, mi siedo vicino al nostro capitano, che da 20 anni mai si é arreso, e decido di raccontare loro di quando la nostra compagine non era una fantasquadra ma sudore e sangue versati su un vero campo di erba (sintetica) e nelle lande vicine si rincorrevano leggende che poi avrebbero portato allo sbocciare di quello che venne soprannominato il Dream Team.
Perché, per chi non lo sa, il Real Colizzati non é nato a caso quell'afosa sera d'Agosto a casa del presidente di Lega, ma qualche anno prima quando degli allegri ragazzotti si divertivano a prendersi sbronze leggendarie la sera e si incontravano la mattina dopo dietro l'Itis Faraday a sfidare chiunque capitasse sotto a colpi di calcetto (la location era obbligatoria in quanto gratutita, i pochi danari in possesso dei ragazzi venivano sperperati poche ora prima in losche locande), all'inizio non nascondo che la squadra stentava e non poco ma con qualche aggiustamento d'organico e un po di chilometri nelle gambe cominciò a diventare la bestia nera di chiunque volesse sfidarli(indimenticabile resta la partita contro un gruppo di guappi di quartiere che a torso nudo e sicuri di se stessi se ne tornarono a casa senza averla buttata dentro neanche una volta), voglio qui elencare quegli eroi, un po come una Hall of Fame, li voglio far rivivere ai miei ragazzi, devono ricordarsi da dove veniamo e chi siamo:
Io:
Ebbene si, prima di sedermi dietro una scrivania e vestire i panni dell'integerrimo presidente che sono ho giocato nel Colizzati quando muoveva i primi passi nel mondo. Non mi dilungherò nell'elogiarmi, anche perché c'é già chi lo fa a sufficienza per me, ma con la coda alla Mexes e quelle "gambe troppo lunghe" formavo una coppia d'attacco spietata con aperture chirurgiche e gol da bomber di razza, senza dimenticare quelle che il mio compagno di reparto chiamava "sbirillate", con le quali potevo arrivare sin dentro la porta senza farla neanche vedere.
Stefano:
La davanti a fare la punta di peso avevamo il grande Stefano, di destro di sinistro di testa o di pancia la buttava dentro; senza neanche alzare la testa, quando lo sentivi strillare insensatamente sapevi che stava correndo sulla fascia e ti bastava metterla la che poi ci pensava lui, con su la maglietta dell'Italia era una cometa azzurra che non dava tregua, una volta acquisito il feeling con il compagno d'attacco, lo spettacolo deficitava sempre quando uno dei due aveva il turno in porta. In lui scorrevano il sangue di Puskas e di Piola, di cui ai tempi imitava la pettinatura improponibile.
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Ahmed:
Il numero dieci della squadra, i piedi buoni, la classe e l'intuito, non a caso veniva chiamato "il Baggio delle piramidi" , l'uomo capace di scendere in campo più volte nello stesso giorno e di giocare sempre con la stessa freschezza, spesso in pieno ramadan رمضان sembrava anche più forte, il vero talento della squadra, la palla incollata ai piedi ed il fiuto per la giocata geniale che ti lasciava da solo davanti la porta e la dovevi solo spingere dentro; umile e silente era sempre al servizio della squadra,non lesinava comunque qualche sommessa frecciatina all'avversario che gli passava vicino, senza mai perdere il suo charme.
Fischietto:
Un po Roberto Carlos un po Zola, sfruttava il suo minuto, seppur teso come una corda di violino, fisico per imbambolare chiunque gli capitasse a tiro, interpretava il ruolo di libero alla perfezione e non disdegnava qualche discesa, alla velocità della luce, lungo le fasce; era divertente la faccia degli avversari quando vedevano la palla che li sorvolava e l'ombra di Fischietto che sfrecciava sotto le loro gambe, aveva anche una bella botta da fuori ma guai a congratularsi troppo dopo un gol, si irrigidiva tutto e ti mandava a fanculo...
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Lorenzo:
Ultimo ma non ultimo, il nostro centrale di difesa, hanno sempre lasciato a desiderare i suoi gusti calcistici da tifoso e sopratutto il suo vestire la maglia della Spagna quando era la squadra sfigata che era anni fa, ma la dietro era un vero padrone della propria area, mai sporco nei contrasti ( a meno che strettamente necessario) e sempre primo nelle palle alte grazie alla sua statura, quando affondava in avanti la squadra si prodigava a coprirgli le spalle e non di rado sbatteva quel piattone alle spalle del portiere; mai scorderemo quando per la sua squadra si ruppe un polso, ma sappiamo che tutto quel calvario per lui valse più di un trofeo, aveva per l'ennesima volta difeso la sua porta!
Questo é il quintetto che fece nascere la leggenda ma mi sembra giusto ricordare chi, anche se per poco, porto sulle spalle la pesante maglia del Real Colizzati:
Davide:
Ebbene non ci crederete ma il presidente dei Red Devils é stato uno dei nostri anche se per un breve lasso di tempo, con la sua tutina dell'Inghilterra non sfigurò troppo nelle sue apparizioni, fatale forse gli fu una punizione che la pineta e i Bindi ancora ricordano e mi sento un po in colpa, fui io a spingerlo a tirare in quanto "il nostro Beckham," mai idea fu più errata...
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Andrea d. R.:
"Il Maiale" così venne ribattezzato sulla verde erba e le sue gesta sono ancora vive su quel terreno; non so se avete presente quando in squadra ce ne avete uno così scarso che per fargli fare meno danni possibili lo schiaffi in attacco, ecco così fu per quello che possiamo ritenere il nostro primo "numero nove", va detto che in squadra era sicuramente il tipo che nell'esercizio dell'alzare il gomito era quello più prodigo, ma diamine la davanti non ne imbroccava una, la sua specialità era tirarla sulla linea laterale di sinistra con un tiro incrociato improponibile e poi dare la colpa a qualcuno o qualcosa, restano vivi nelle nostre menti i momenti felici passati insieme e i pantaloncini con Jim Morrison sopra.
Walter:
Conosciuto nell'ambiente come "Il Bustarolo", qualche defezione ci costrinse più di una volta ad utilizzarlo come sostituto, si presentava con la maglia della Roma bianca a maniche lunghe (credo l'unico modello venduto nella storia) con dietro stampato a caratteri cubitali "WALTER 87" la tradizione narra che era il numero di buste con il quale era stato, ma non esistono fonti ufficiali; lasciò il segno un po come Mendieta nel calcio italiano, non venne più chiamato dopo l'ennesima volta che finse un infortunio al ginocchio per celare una delle sue classiche cagate.
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Sesio:
"Sesé" o "il Malato Terminale" fu una mezza sorpresa, alla sua prima convocazione si fece venire a prendere a casa in quanto in ritardo e venne relegato vita natural durante in porta(forse qualcuno gli sputò pure), fortuna volle che non se la cavava male tra i pali, sarebbe stato un ottimo acquisto se non, qualche partita dopo, ricevette un Ammerda (equivalente di ammenda nel mondo normale) di tre giornate e di lui non si seppe più nulla, tempo fa su youtube girava un video della sua morte.
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Andrea B.:
Nella disperazione chiamammo questo povero ragazzo che si prostrò al nostro volere, non gli piaceva il calcio e non si riteneva uno sportivo ma una volta cedette, durò mezza partita e poi se ne andò affranto e lamentoso, scodinzolando appresso alla ragazza che non manco di rompere tutta la partita dicendo che se ne voleva andare, li per li lo disprezzammo, ma in fondo porello lui non ci voleva manco venire...
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Questi sono i protagonisti dei natali e delle glorie del Colizzati, fieri ed indomiti guerrieri che alla fine di ogni partita andavano a spararsi minimo un kebab da Khan (quando la gioventù lo permetteva).
...i miei ragazzi stanno ancora con gli occhi fissi sulla mia bocca, chi imbambolato, chi sembra essersi ripreso da un sogno quasi reale; gli occhi tristi di chi é di nuovo finito in fondo alla classifica hanno lasciato spazio allo sguardo della tigre, sanno la loro storia, sanno da dove vengono ed ora nessun avversario sembra far più paura, li lascio li così e mi ritiro nelle mie stanze, la notte li accompagnerà dolcemente fino al mattino quando si risveglieranno pronti a scrivere la loro storia con l'indelebile fuoco.
Dopopartita da Khan, special guest:il fattone
Ps: Mi rendo conto che di questo post possa non fregare un cazzo a nessuno ma andava fatto e poi il blog é il mio faccio il cazzo che mi pare u.u